domenica 18 settembre 2016

La "novità" del Di Canio fascista

Sky Sport in settimana ha licenziato Paolo Di Canio, reo di aver mostrato in un video il tatuaggio "Dux" sul braccio destro. Peccato che lo stesso ex calciatore in passato abbia più volte dichiarato apertamente le sue simpatie, discutibili, nei confronti del fascismo, ma che nulla hanno a che fare con il calcio, materia del quale Di Canio avrebbe dovuto occuparsi.  


Paolo Di Canio (foto media.today.ng)


Paolo Di Canio è fascista. Questo lo sappiamo da anni, almeno da quando in campo l'ex calciatore della Lazio non ha mai nascosto la sua personale e discutibile simpatia per la destra più estrema. Che piaccia o meno questo è Di Canio, ovviamente si può non essere d'accordo con questo suo schieramento, ma in questo caso stiamo parlando di politica, e non di calcio. 

Sky Sport ha assunto Di Canio come esperto di calcio inglese, e su questo, nessuno può dire che l'ex calciatore con una lunga militanza in Inghilterra, non abbia una conoscenza profonda della Premier League, cosa ampiamente dimostrata l'anno scorso, quando per una stagione intera, Di Canio presentò la bellissima trasmissione "House of football" sul canale visibile su Sky, "Fox Sports". Quindi stiamo parlando di un canale presente nel bouquet di Sky: evidentemente anche l'anno scorso l'emittente per coerenza avrebbe dovuto impedire la trasmissione del programma, in quanto Di Canio era già un simpatizzante fascista. La differenza è che in quel caso, il presentatore indossava camicie e maglioncini a maniche lunghe, con i tatuaggi ben nascosti. 

La "cacciata" di Di Canio è stata quindi un'operazione più di facciata che altro, perché delle sue simpatie politiche se ne sapeva da tempo, cacciarlo adesso per un tatuaggio è stata un'operazione piuttosto discutibile. Non una grande iniziativa di Sky, che perde uno dei più esperti commentatori di calcio inglese, e uno di quelli che in tv ci sa stare, sa suscitare interesse e si lascia ascoltare molto volentieri. Sul calcio. Perché di calcio avrebbe dovuto parlare in tv, e non di politica. Se così fosse stato allora la scelta sarebbe stata legittima. Peccato. La politica non dovrebbe entrarci nello sport e viceversa. Sky perde uno dei suoi migliori uomini al commento.  

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